Merry (?) Christmas

Gilly

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    Natale.
    Gran bella festa. Un tempo. Oramai a malapena sentivo l'aria natalizia. Sono sempre stato della convinzione che questa è una festa per bambini. E non detto in modo dispregiativo. Ma, il fatto è che la si apprezza di più da bambini. L'aria che si respira, vedere la città tutta addobbata, sentire la magia. Oramai tutto questo mi scivola addosso come acqua sulla plastica. E quella gocciolina che un tempo lasciava un solco sulla mia pelle, oramai scivola liscia, senza lasciare la minima traccia del suo passaggio.
    Quel giorno non era Natale, ma la vigilia per la precisione.
    Giorno meno sacro di quello che lo succederà solamente per una questione puramente religiosa. Io ad esempio, aspettavo ed apprezzavo di più la vigilia che il Natale in sè e per sè. Per non parlare poi del grande cenone la sera. Quando si fermavano gli orologi e potevi restare attaccato a quella tavola per ore ed ore, senza che te ne accorgessi. Sapevi a che ora ti saresti seduto, ma non sapevi a che ora ti saresti alzato. Quelle serate diventavano racconti mitologici, ci nascevano leggende intorno. Da quando invece, vivo da solo; tutto ciò è solo un lontano ricordo. Il cenone si è tramutato in un'anonimissima cena, fatta solo per tappare quel lasso di tempo in cui non si ha niente da fare. Ora l'unica cosa che lasciavano il segno sulla tua pelle; sono le conseguenze e i postumi delle colossali sbronze e sbandate che si prendono nel periodo di festa. Come da tradizione.
    Di tutta quell'atmosfera, e quelle cose non è rimasto quasi nulla.
    Forse è anche per questo che l'apprezzavo più quando ero piccolo.
    Era mattina.
    Non so ben dire se fosse stata prima mattinata oppure mattina inoltrata. Avevo l'orario parecchio sballato. Sensazioni vorticose. Un grosso cerchio alla testa manco fossi un santo, bocca impastata, stomaco capovolto. Il solo pensiero di poter accendermi una sigaretta mi dava la nausea. Camminavo lentamente deambulando in modalità zombie, cercando di mantenere l'aspetto più piulito e lucido che potessi. Occhiali da sole ben saldi sul volto. Come facilmente intuibile ero di ritorno da una serata non propriamente tranquilla. Avevo passato la notte fuori, racimolando giusto un paio d'ore di sonno. Il minimo indispensabile che mi serviva per tornare a casa. Infatti nella mia mente c'era solo un pensiero, un chiodo fisso: il letto. Il solo pensiero della sensazione che avrei provato non appena mi sarei coricato, mi dava la forza per continuare la mia marcia.
    Ok, forse ci sto romanzando un pò troppo sopra, ma ero davvero molto stanco.
    Avevo ancora addosso gli abiti da Babbo Natale, infatti non poche persone mi fissavano mentre camminavo. Certo, forse non sono gli abiti migliore per conoscere ragazze, ma in realtà fanno ciò che devono. Ti aiutano a farti notare. Vestito in quel modo, chiunque deve notarti. Quindi il primo passo è fatto. Poi tutto sta nel fare il demente il simpatico, ed io modestie a parte, sono un maestro in questo.
    Mi trovai a passare lungo la parte nord della città, vicino la chiesa di St. Andrew. C'era già moltissima vita per la strada. Famiglie intente a darsi gli auguri, e ad andare nella chiesa, bambini che corrono e giocano, anziani sulle panchine a parlare di chissà quale cose di chissà quale anno. Mi sentivo quasi totalmente un voce fuori dal coro in quella situazione.
    A farmi tornare da certi pensieri fu una palla che rotolò lentamente verso di me. Si avvicinarono dei bambini con cui scambiai alcune battute.
    Non credevano al fatto che io in realtà fossi un aiutante di Babbo Natale e stessi cercando le renne.
    Quando poi li salutai, e ripresi a camminare, e notai, con mia grande gioia una panchina un pò isolata. Sotto l'ombra di un paio di alberi.
    Decisi di sedermici, per accendermi una sigaretta; che sicuramente avrei buttato prima della fine. Per riflettere sull'idea di come sarebbe la mia vita se davvero fossi un aiutante di Babbo Natale.
    Giusto per tornare un pò bambino.
    Per cercare di apprezzare un pò di più l'aria che si resirava

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    Mio padre David - come se avessi un altro padre che non si chiamasse a quel modo - mi portò in chiesa come ogni anno alla Vigilia.
    Da quando ne avevo memoria Natale era sempre lo stesso a Renewal Hollow, e anche se mio padre non era un uomo religioso - almeno non uno praticante - adorava rimanere fedele alle tradizioni del posto dove era nato e sempre vissuto, dove aveva trovato la pace, la felicità, e tante volte l'ispirazione eccetera eccetera.
    La solita solfa si ripetè prima che io e mio padre uscissimo di casa; "quel rossetto non è un po' troppo rosso per Gesù, Gilly?" tirai su le calzette e abbottonai la camicetta mentre rispondevo con uno sbuffo a mio padre "a Nostro Signore piace il rosso, altrimenti credi che avrebbe fatto scorrere tutto quel sangue in suo nome?"
    Papà non poteva contestare ma diceva di non farmi sentire in Chiesa ad usare quel tono. Mica ero stupida, non avrei insultato il figlio di Dio in casa sua.
    Arrivammo per l'inizio della messa; ascoltai poco il prete ma molto me stessa: in chiesa mi riusciva molto più facile. Mi inginocchiai e finsi di pregare mentre riflettevo ad occhi chiusi e a mani giunte. Per un po' anche la religione c'entrò qualcosa con i miei ragionamenti; pensavo come potesse essere che non si incendiasse quel posto ogni volta che ci entravamo io e mio padre, che eravamo quasi l'anticristo in un senso un po' più lato. Non mi spiegavo come potesse perdonare tutto, e scommettevo che a me non aveva perdonato, perché 1) non mi ero mai pentita e 2) continuavo anzi a perseverare nell'errore.
    Per quanto riguardava mio padre, lui mi trattava diversamente da come comandavano le leggi di Gesù e scriveva certi libri davvero blasfemi, per non parlare del modo in cui viveva e del fatto che inventava ad ogni mio compleanno una frottola diversa su chi fosse veramente mia madre, e Dio solo sa chi davvero sia stata in realtà e come era uscito fuori il fatto di partorire me, forse solo per un errore, il che non era proprio nell'ottica cristiana.
    Avevo gli occhi un po' stanchi e quando uscii di casa misi un paio di occhiali da sole per evitare che (Dio poteva anche perdonare, ma i suoi fedeli no) si dicesse troppo male di me e della mia famiglia, forse persino del cane, dato che ero molto piccola e già avevo quella precoce passione per la vita notturna.
    Fuori dalla Chiesa, quando uscii perdendo per un po' di vista mio padre, mi accorsi che l'atmosfera natalizia era ovunque, ma non potevo comunque sentirla. Era da anni che non la sentivo, e forse anzi non l'avevo mai fatto.. non ero ancora in grado di spiegare il vero significato del Natale, e se si trattava dei regali non avevo tutta questa gran voglia di farne parte.
    A proposito di regali in fatto di Natale, vidi ad un certo punto un ragazzo familiare in un costume da Babbo Natale piuttosto fuori moda per questi tempi, e dalle mie parti soprattutto. Chi conoscevo che ci credesse ancora? Nessuno ne aveva più voglia, e ormai mi vergognavo quasi a dire che io non avevo mai smessi di scrivere lettere per il papà più generoso al mondo..
    Dico sul serio, scrivevo qualcosa come: "Caro Babbo Natale, come stai quest'anno? Vorrei tanto che le droghe costassero meno l'anno prossimo, così potremmo essere tutti un po' più felici. Di quella felicità finta, certo, ma a chi frega se non puoi ricordarlo? Un bacio, la tua cattiva bambina Gilly."
    Mi avvicinai alla panchina deserta e mi sedetti accanto a Zack. Mi avvicinai e chiesi: "cosa regalerai alle bambine cattive come me, quest'anno, Babbo?" poi mi fermai, e, per evitare sorprese imbarazzanti, aggiunsi "sempre se ti ricordi di me, prima..." e, aggrottando appena la fronte, aspettai una risposta.
    Tanto mio padre non mi avrebbe mai persa con quel vestitino bianco e quel rossetto rosso, e il nastrino rosso al collo, quel Natale.
    ▲ gilly awford ▼
    My ears hear what others cannot hear; small faraway things people cannot normally see are visible to me. These senses are the fruits of a lifetime of longing, longing to be rescued, to be completed. Just as the skirt needs the wind to billow, I'm not formed by things that are of myself alone. I wear my father's belt tied around my mother's blouse, and shoes which are from my uncle. This is me. Just as a flower does not choose its color, we are not responsible for what we have come to be. Only once you realize this do you become free, and to become adult is to become free.

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    La palla lanciata a quei bambini mi fece tornare alla realtà. Ma solo per pochi istanti, perchè poi volai nuovamente via con la mente. Quest'imprevisto, che è durato non più di un paio di minuti, mi diede un importante spunto su cui pensare. Sì, perchè, cercai di convincere quei bambini che io in realtà fossi un aiutante di Babbo Natale. Quegli stupidi e sciocchi bambini non volevano crederci. Bhè, infondo non è vero. Era solo una bugia.
    Perchè ero vestito da Babbo Natale, e non da aiutante.
    Probabilmente quei bambino non potevano comprendere la sottigliezza di questa differenza.
    Ma l'idea di poter essere uno dei folletti, o chissà quale strana creatura, mi stuzzicò la mente non poco. Mi si piantò in testa come un freccia scoccata da qualche arciere distante.
    Mi sedetti su una panchina non distante dalla strada che stavo percorrendo. Posizionai una sigaretta tra le mie labbra, gettai all'indietro il peso del corpo, fin quasi ad uratare violentemente contro lo schienale. L'accesi. Chiusi chi occhi ed espirai il fumo.
    Il senso di nausea sembrava essersi calmato per adesso.
    Ma comunque mi sentivo parecchio gonfio e strano. Non riuscivo a gdermi la sigaretta come al solito. Però meglio di niente.
    Iniziai a pensare a come sarebbe potuta essere la mia vita, se la storia detta a quei bambini fosse stata vera.
    Sarebbe stato sicuramente figo.
    Poteri magici, vita più lunga del normale, lavorare solo un piccolo periodo all'anno. E poi altro che Polo Nord o Groenlandia. Farei spostare la fabbrica in qualche paradisiaca isola sconosciuta. E poi, dannazione, vuoi mettere? Il poter rispondere "Lavoro nella fabbrica dei sogni", quando qualcuno ti domanda "Cosa fai nella vita?" Fa sicuramente il suo effetto.
    Mentre continuavo a divagare, e la nausea per stare fumando aimentava lentamente di più ad ogni istante che passava, quasi trasalii. Un rumore, ed una scossa, quasi mi svegliarono dallo stato di trans in cui ero finito. Con la coda dell'occhio notai, che tutto ciò era dovuto al fatto che una persona si era seduta al mio fianco. Una ragazza. Chioma bionda e vestitino bianco. Me ne accorsi spiando da sotto gli occhiali da sole. Perchè guardandola attraverso i vetri scuri, sarebbero potuti essere qualsiasi colori, e non sarei stato in gradi di riconoscerli
    «Cosa regalerai alle bambine cattive come me, quest'anno, Babbo?» si fermò un attimo «Sempre se ti ricordi di me, prima...»
    Feci una leggera risata alla fine della sua prima frase.
    Abbassai il capo girandomi verso di lei, in modo da scavalcare nuovamente gli occhiali scuri. La fissai per alcuni istanti. Il suo volto non mi diceva niente. Probabilmente era la prima volta che la vedevo. Probabilmente quel "Se ti ricordi di me" era riferito al vestito che avevo indosso. Probabilmente lei credeva che io fosse realmente colui che portava quei vestiti.
    Quindi non potevo deluderla, non potevo farle capire che in realtà non l'avevo mei vista prima.
    Feci l'ultimo tiro dalla sigaretta e la gettati via come se stessi lanciando una biglia.
    «Certo che mi ricordo di te» Dissi mentre misi le mani nelle tasche ed iniziai a frugare. Cercavo qualsiasi cosa di carta. Sperando che qualcosa ci fosse. Alla fine tirai fuori solo una cartina per tabacco.
    «Oh allora tu sei...» Feci per leggere la cartina come se fosse la lista dei bambini di Babbo Natale. Passi anche il dito sulla stessa come a cercare il nome, mentre in realtà nella mia mente stavo cercando un nome da dire
    «Morgana McFisher» Sparai il primo nome che mi venne in mente.
    «Eh, sì...» dissi picchiettando sulla cartina come a voler richiamare la sua attenzione «Sei stata un pò cattivella... Ma niente di che, possiamo ancora rimediare. Perchè quello che si da alle bambine cattive, potrebbe non piacerti.
    Allora che ne dici?
    »Dissi alzando leggermente gli occhiali da sole

    [Il ragazzo inizialmente sa di non essere un aiutante o Babbo Natale in persona. Dopo aver parlato con in bambini, questa idea inizia a piacergli. Quando poi la ragazza si avvicina chiamandolo "Babbo" quasi inizia a convincersi che questo può essere vero]

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    Se c'era una cosa che odiavo di più delle mie bugie al mondo erano quelle degli altri. Mio padre mi aveva sempre mentito su chi fosse mia madre, mia madre aveva mentito a mio padre e lui mentiva di lavoro, praticamente. Beh, anche Zack mentiva ma cercai di tollerarlo perché era da molto che non lo vedevo e per quello che si diceva di lui.. Certo non doveva avere la testa per tenere a mente tutti i visi e i nomi, credevo.
    Sospirai, Gilly non somigliava a quel "Morgana" neanche per un pazzo, ma se gli piaceva che mi chiamassi così... Chi ero io per distruggere i suoi.. Sogni? Più che altro le sue fisse da matto, ma non ero comunque dell'umore giusto per mettermi a far valere i miei diritti, né per distruggere niente.
    Babbo Natale non fumava, per quello forse Zack gettò via la sua sigaretta. Non mi ero mai trovata in quella situazione, sia perché parlavo con qualcuno che sapevo conoscesse diverse cose di me ma lui non lo ricordava, sia perché parlavo con quello stesso schizzato che si pensava Babbo Natale.
    Mi guardò da sotto gli occhiali ma non si ricordò lo stesso di me; io ricambiai lo sguardo ma non funzionò comunque. Allora mi prese qualcosa dalla tasca, una cartina di tabacco come tante altre, e finse di leggerci sù il mio nome.. Non riuscii a trattenermi e storsi gli occhi al cielo, sospirando, a quel punto, ma quando si girò io sorrisi come un'idiota davanti a Babbo Natale.
    Non sapevo perché ci stavo credendo... Cioè, non che ci stessi credendo; ma facevo finta di farlo. Zack era così suonato...
    "Se sai che mi chiamo Morgana dovresti anche sapere che farei qualsiasi cosa per Babbo Natale." mi strinsi nelle spalle pensando che quella era la cosa meno bugiarda che si fosse sentita tra noi due, in quel momento, il che iniziava a diventare assurdo. "Hai ricevuto le mie lettere, spero."
    Era ridicolo.. Non avevo mai detto a nessuno di quelle lettere ma adesso che importanza aveva? Zack era Santa Claus e poi tanto scommettevo che non lo avrebbe ricordato.
    Smisi di guardarlo e puntai alle mie gambe. Le dondolai avanti e dietro come avrebbe fatto un bambino, ma anche perché l'avrei fatto io. Poi aggiunsi: "ma ci credi davvero?" feci un sorriso un poco cinico che non riuscii a trattenere. Era così stupido che forse era solo uno scherzo.. Ma qualcosa mi diceva che Zack non avrebbe scherzato così. Io glielo dicevo sempre, che leggev troppi libri. Sarebbe finito peggio di quel vecchio barboso che imitava, adesso.
    "Voglio dire.. Credi che io possa rimediare ai miei erroei prima di.. Domani? Per la lista dei buoni?" Smisi di ondeggiare con le gambe e mi maledii da sola.
    Che noia.
    Che.. Idiota!
    Mio padre me lo insegnava continuamente, non distruggere mai niente che non sapresti riparare.. E io non avrei saputo riparare niente che fosse nella testa di Zack.
    Però una cosa potevo ancora farla; mi alzai e scesi dalla panchina pulendo con una passata di mani il vestito bianco. Avrei cercato mio padre e saremmo tornati a casa. A quel pazzoide dissi: "non perdere tempocon me, avrai un gran da fare in questo periodo dell'anno.. Buona fortuna.".
    Ecco, quello che potevo fare. Potevo ancora andarmene. Non sarei stata nè buona nè cattiva, nè giusta nè sbagliata. Solo un po'.. Interrotta, forse.
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    Edited by touch-my-butt - 27/12/2014, 12:48
     
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    Quella ragazza che si sedette di fianco a me era davvero graziosa. Probabilmente era più piccola di me. Non chissà io quanti anni abbia. O chissà che razza di uomo vissuto sia. Ma a primo impatto, dai modi di fare e dal viso, mi dava quest'impressione.
    Quindi questi erano due motivi per cui non potevo deluderla.
    Due validi motivi per cui Babbo Natale sarebbe stato bravo e clemente con lei.
    Anche se però, detto con tutta sincerità, mi sarebbe anche piaciuto alzarmi di scatto, con di tutta cattiveria e dire "Per te non c'è più niente da fare" e lanciarle una manciata di carbone addosso. Perchè Babbo Natale porta il carbone a chi è nella lista dei cattivi, giusto? Bhè, io si!
    Però questi suoi modi di fare molto dolci, mi distoglievano da questi miei pensieri.
    Però, una cosa era sicura: non appena avrei finito la discussione con la ragazza, sarei andato in giro a lanciare carbone a chiunque mi sarebbe capitato a tiro.
    Anz, alle belle ragazze, no. Dopo essere prima tornato a casa, però. Dopo una bella dormita. Domani.
    Forse.
    Quando presi la cartine, e feci per leggere il suo nome, con la coda dell'occhio la notai guardare verso il cielo. Probabilmente in cuor suo, stava sperando con tutta sè stessa che avrei pronunciato proprio il suo nome. Tra tutti i possibili nomi al mondo. Proprio il suo. Quella cosa tanto personale, pure, a cui diamo così poca importanza. Solo conoscendo il vero nome delle cose, le si possedeva veramente. Si diceva un tempo. Forse solo nelle fantasie. Forse solo nei racconti per bambini.
    E pure, quando pronunciai quel nome, vidi chiaramente la ragazza voltarsi verso di me ed esibirsi in un grosso sorriso. Non so ben dire il motivo di quel suo bel gesto. Forse, tra le miriadi di possibilità, avevo proprio colto il nome giusto. Forse perchè aveva apprezzato il mio tentativo. Forse perchè si sentiva più bambina e si lasciava trasportare dall'aria natalizia. Forse perchè, nome o non nome, non le importava. Le importava solo essere riconosciuta da Babbo Natale. Forse perchè stava realizzando un suo sogno, e se anche aveva capito che si trattasse di un gioco; poco le importava. Forse un perchè non c'era. Era solo felice e voleva condividere questa cosa. Con chiunque. E l'aveva condivisa proprio con me. Io di contro, pure essendo preso un pò in contropiede, le risposi anch'io con un grande sorriso. Sentito. Goduto. Non so ben perchè lei lo fece, ma io lo feci perchè mi aveva contagiato. Infondo, cosa costava tornare per un attimo bambini, in quel periodo, e fare le cose così. Solo perchè ti va.
    In mezzo a quella stanchezza, a quella nausea, a quella voglia di mandare tutto al diavolo e lanciarmi sul letto, quello era stato un bel raggio di sole. Inaspettato. Per cui ancor più bello.
    «Se sai che mi chiamo Morgana dovresti anche sapere che farei qualsiasi cosa per Babbo Natale» Leggera pausa «Hai ricevuto le mie lettere, spero.»
    «Certo che le ho ricevute... Ora non le ho qui; perchè sono al sicuro tra le lettere speciali...» Dissi di getto.
    Non so ben dire il motivo. Probabilmente, dalle sue parole, poteva anche essere che avevo indovinato il suo nome, ma quasi non ci feci caso. Nelle sue parole sentii quasi un velo di sconforto. Come se tra le righe dicesse "Ti prego, dì di sì" quindi non potevo esimermi dal rispondere una cosa del genere.
    Ad un certo punto però, la scena cambiò.
    Ai suoi modi gentili, dolci ed ingenui, si aggiunsero una dose di cinismo e sconforto.
    Iniziò a chiedermi se ci credevo per davvero. Mi girai verso di lei, e la fissai, con gli occhiali oramai tolti e saldi sopra il capo. Non capivo a cosa si riferisse. Continuò poi a parlare
    «Voglio dire.. Credi che io possa rimediare ai miei errori prima di.. Domani? Per la lista dei buoni?» Si alzò dalla panchina e poi continuò «non perdere tempo con me, avrai un gran da fare in questo periodo dell'anno.. Buona fortuna» E fece per andarsene.
    Mi lasciò parecchio interdetto. Quasi con la mascella spalancata.
    Come mai aveva deciso di cambiare le carte in tavola tanto drasticamente e tanto rapidamente. Cosa le era scattato in mente di tanto brutto? Qualche ricordo che tornato a galla?
    Mi aveva lasciato praticamente di sasso. Non avrei mai immaginato una cosa simile.
    Mi alzai quasi di scatto anch'io
    «Ehi!! Ferma! Dimentichi con chi stai parlando? Io sono Babbo Natale; sono io che le faccio le regole. Se dico che si può rimediare entro domani, sta certa che si può farlo.
    Ma...
    Tu vuoi farlo?»
    Dissi facendo un paio di passi verso di lei.
    Ai bambini non c'è nulla di imperdonabile. Specie in questo periodo dell'anno.

    [la sua crescente idea di essere il vero proprietario del vestito che indossa e il suo altruismo lo spingono a fare ciò che fa... Infondo è pur sempre un bambinone]

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    Edited by **stone** - 29/12/2014, 22:35
     
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    "Senti, Zack.. io vorrei solo che tu ti ricordassi di me. Vorrei che la tua testa non fosse completamente KO. Babbo Natale potrebbe farci qualcosa?" Volevo dire a lui, e alla fine lo dissi. Successe così:
    avevo deciso di andarmene e che quello era troppo. Lo era eccome.. un finto Babbo Natale diceva di chiamarmi Morgana e io gli avevo detto che era anche vero, e lui aveva detto che le mie lettere erano speciali, quando non le aveva nemmeno mai lette. Probabilmente, dato che Babbo Natale non esisteva, non le aveva lette nessuno se non qualche postino che si era fatto quattro risate a leggere "Gilly Awford, Renewal Hllow, 17". Il problema, comunque, era che, non che avessimo una storia così avvincente, ma ci eravamo già conosciuti e lui proprio non lo ricordava. Tante volte succedeva, okay, ma con Zack era diverso perché sapevo che era in lui il problema, e avevo paura fosse peggiorato.. mi faceva sentire male perché ricordavo di quando passavamo in camera mia pomeriggi a non fare niente insieme e lui parlava di libri e pirateria e io mi spaventavo e dicevo: ma ti piace almeno un po' qua? E poi ricevamo perché forse aveva ragione, erano meglio i libri che leggeva.. e per ammetterlo io..
    Lo fissai, nel presente, e pensai: certo che lo volevo. Se lui avesse potuto aiutarmi davvero, certo... se non mi stava prendendo in giro. E io lo odiavo, che si dicessero bugie, i segreti e le bugie non mi piacevano, non quelli che dicevano a me. E poi le situazioni assurde non mi piacevano.. non eravamo più bambini, non si poteva fingere che lo fossimo. Magari sì, ma.. non adesso, non nel giorno di Natale. Quello sarebbe stato comunque una delusione, ed era per quello che non eravamo più bambini. La verità.. lei tornava comunque sempre, e forse era meglio così.
    Ma non per Zack.. lui pensava di parlare con Morgana, o forse no, ma parlava lo stesso da Santa Claus e lo faceva con me, cioè Gilly. E Gilly era come se si fosse stufata, ma non con cattiveria. Non potevo essere cattiva con un amico di vecchia data. Era come se mi fosse mancato.
    Un po' per tutti questi motivi, lo dissi: "Senti, Zack.. io vorrei solo che ti ricordassi di me. Vorrei che la tua testa non fosse completamente KO. Babbo Natale non potrebbe farci niente.".
    Dopo rimasi là ferma, sorridendo amichevolmente e dondolando un po' sui tacchi delle scarpe (bassissimi, naturalmente, sennò non ci sarei mai riuscita.. no?) perché forse mi sentivo un po' imbarazzata. Non mi capitava spesso, ma delle volte credevo che lesituazioni si trasformassero in assurdo per tutti, e allora era impossibile non rimanere zitti e un po' a disagio. Ma allora sospirai, e smisi di dondolare e dissi anche: "è il carbono che dai alle persone cattive, no? O quella era la Befana.. beh, in ogni caso a me va bene tutto. Merito quello che merito, accettodi essere una cattiva persona. E,.. una quasi-adulta, anche. È quello che fanno gli adulti, si assumono le responsabilità delle loro azioni. " Beh.. dopo tutte queste stronzate che avevo detto.. mi misi un po' a ridere, .. ma che idiota.. che idiota che ero! Forse lo meritavo, di parlare di cazzate con Babbo Natale, del carbone e di tutto il resto. Magari doveva anche prendere fuoco il mio vestito bianco. Il biancomi si addiceva davvero poco. Perché non lasciavo mai le cose come stavano? Tipo, Babbo con Morgana e basta. E fanculo anche la lista dei cattivi. Tanto io la droga l'avrei avuta comunque come tutti gli anni. E magari avrei rubato il resto delle cose che volevo. Così avrei riempito l'albero, quell'anno.. beh, il suo sotto.. o come si poteva spiegare meglio. ..Okay, Zack, aiutami:.. dì qualcosa.
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    «Senti, Zack.. io vorrei solo che ti ricordassi di me. Vorrei che la tua testa non fosse completamente KO. Babbo Natale non potrebbe farci niente.»
    Disse girandosi verso di me.
    Come era possibile?
    Come faceva a sapere il mio nome? Chi diavolo era quella ragazza?
    A quelle sue parole la bocca mi si spalancò. Probabilmente rimasi di sasso con gli occhi sgranati. Probabilmente passai un paio di istanti in quella posizione. Oppure passarono dieci minuti. O anche qualche anno. Non so ben dirlo. So solo che le parole di quella ragazzza mi catpultarono al centro di un uragano. Non riuscivo a capacitarmi. Rimasi a fissare quella sua figura candida. Il suo tono sembrava anche parecchio frustrato. Quasi come se per lei quella parole avessero il sapore della liberazione. Come se si fosse tolta un grosso peso dallo stomaco. "Il gioco è bello quando dura poco". Direbbe qualcuno. Forse anche lei.
    Si sarà buttata anche lei? "Zack" non era altro che il primo nome che le era venuto in mente, come me con "Morgana"?
    Impossibile.
    Improbabile, anzi. Ma non impossibile.
    Ho sempre vissuto con la ferma idea che l'impossibile non esiste. Poi la scuola e gli studi mi hanno aiutato. Certe cose che noi pensiamo impossibili, in realtà sono solamente altamente improbabili. Proprio come in quella situazione. Quante probabilità c'erano di indovinare il mio nome. Anche se a dirla tutta, quello non è il mio nome. È, vero anche che avrebbe fatto centro sia con "Zack" che con "Balzack", e quindi le sue probabilità di indovinare erano più alte. Però...
    È anche vero che, il tono con cui ha detto quelle lettere... Sembrava sapere che mi chiamassi così. O meglio, che mi chiamassero così. Come se quelle parole le venissero dal profondo.
    "Vorrei solo che ti ricordassi di me", suonò nelle mie orecchie come una preghiera, un grido sordo di speranza.
    Il fiato quasi mi si mozzò in gola.
    Per un istante mi sentii perso. Senza armatura. Senza spada, senza scudo. Sarebbe bastato un solo alito di vento per farmi cadere inerme.
    Sentii la bocca ancora più impastata di pochi attimi prima. Zero saliva. Le orecchie quasi si tapparono. Non sentii più il vociare dei bambini che poco distanti da noi giocavano. Niente. Come se qualcuno con un enorme telecomand avesse tolto l'audio a tutto. Come se fossimo stati catapultati in un quadro magnifico di cui noi eravamo i protagonisti.
    E pure, non riuscivo a capire chi lei fosse.
    E se tutto ciò non fosse reale?
    Se fosse soltanto un'altra di quelle allucinazioni che di tanto in tanto mi colpiscono? Sarebbe stata parecchio diversa dal solito. Sarebbe stata la prima volta che mi capitava di averla con Renewal come sfondo. E sarebbe stata la prima volta che si limitava ad una sola figura.
    Ma durante quelle allucinazioni, nessuno mai mi chiama col mio nome.
    Cosa stava succedendo?
    Che fosse solo uno scherzo del mio cervello per ripagarmi del fatto che non lo facevo riposare da troppo? Sarebbe bastata solo una bella dormita per cancellare queste cose?
    Se così fosse stato, quale sarebbe il significato di tutto ciò?
    I sogni hanno sempre un significato. Qual'era il suo? Cosa voleva rappresentare quella ragazza? Perchè usava quel tono? Riusciva a toccarmi dentro. Come quando ha pronunciato il mio nome...
    Il vento decise che quello era il momento adatto per accarezzarmi in volto con la sua gelida mano. Sentii chiaramente un brivido lungo la schiena, come se qualcuno l'avesse sfiorata con la ghiacciata punta di un coltello, senza lasciare traccia.
    Probabilmente, una spiegazione razionale a tutto ciò c'era...
    Forse.
    Forse era solo una maga.
    Si, dannazione.
    Non poteva essere altrimenti.
    Era l'unica spiegazione plausibile. Perchè io non dimentico mai un nome o un volto.
    Iniziò, poi a dondolarsi un può sulle punte. E dopo riprese a parlare, dicendo che anche se le avessi portato il carbone, le sarebbe andato bene, perchè era un'adulta, e gli adulti si assumono le proprie responsabilità.
    Ero riuscito a leggere tra le righe.
    Le azioni dei maghi, sono solamente effetti scenici e illusioni. Quindi non ci sono vere e proprie conseguenze delle proprie azioni. E già tutto scritto. Forse tutto questo "vivere in un mondo fittizio" l'aveva stancata. Forse già sapeva cosa io avrei risposto. Forse già sapeva tutto ciò che sarebbe accaduto da lì in avanti. Forse tutto ciò che stavamo facendo, per lei era solo il ripetere un copione. Forse già sapeva che per lei, c'era il carbone, e voleva provare a rimediare
    «Ti prego insegnami... Insegnami qualche magia. Ho capito che hai indovinato il mio nome perchè in realtà sei una maga. Aiutami. E vedrò cosa posso fare per sistemare il tuo nome sulla lista che merita....»

    [il sentirsi nominare spinge il ragazzo a riflessioni molto profonde. Che però, vengono depennate dalle sue fisse. Probabilmente arriva a tale conclusione, perchè in cuor suo crede nella magia, e desidera conoscere un mago...]

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    Insegnami qualche magia... aveva davvero detto.. wow, più provavo a migliorare le cose più le cose peggioravano. Forse da quello, almeno avrei finalmente imparato a lasciarle sempre come stavano.
    Sospirai e pensai per quale testa fuori dal mondo il fatto che io conoscessi il suo nome significasse che ero una Maga, e non che lo avessi realmente conosciuto, una volta un po' - neanche troppo - di tempo fa.
    Mi voltai dando le spalle a Zack ma non riuscii ad andarmene. Non come se non ne avessi il coraggio, ma.. non ne ebbi il coraggio.
    Almeno provai a dire qualcosa di crudele come: "non posso semplicemente insegnarti la magia. Sì nasce così.
    ... Speciali. Con.. la.. magia.
    " Sospirai in silenzio e quasi risi nello stesso modo, ma con frustazione piuttosto evidente, ma solo a me stessa, perchè ancora ero silenziosa e ancora la mia espressione dava le spalle a Zack.
    Solo dopo mi girai e sorrisi molto a Zack, perché mi venne in mente che potevo fargli di nuovo la domanda che gli facevo sempre mentre mi diceva di leggere e io che non doveva farlo, e perché poi lo faceva, no?
    "E perché poi vuoi imparare la magia? Non ti va bene essere Babbo Natale e basta?" Sorrisi quasi con tutti i denti, e certo non avrei mai detto una cosa proprio così a Zack, ma più o meno.. insomma, mi era sembrato di ritornare nel passato ed era un passo davvero avanti in confronto a, beh.. "Morgana non-ricordo-neanche-più-quel-suo-ridicolo-cognome".
    Tornai indietro e mi risedetti sulla panchina, perché, a dirla tutta, se si tornava ai vecchi tempi io ero sempre la solita -che ero ancora..- che non riusciva a stare ferma neanche a pagarla. Beh, infondo stavo parlando con un pazzo, quello poteva perdonarmelo, almeno, no?
    Mi misi a ridere perché era quello che facevamo io e Zack una volta dopo che io avevo fatto quella domanda, e adesso tanto avrebbe solo pensato qualcosa come "bah, i magari sarano strani.. forse un po' eccentrici", e poi non mi importava di quello che Babbo Natale avrebbe pensato di me, se non era Zack con cui parlavo.. beh, dovevo essere scema anche io, forse, ma non pazza, e.. certo, Zack lo era eccome.. ma non ero sicura di voler capire cosa gli fosse capitato, o come, o magari non c'era molto da dire.
    "Non prendermi per una pazza, Zack, è che.. mi hai fatto venire in mente.. alcune cose. " Ridere dal nulla così in modo acceso poteva sembrare forse anche scortese oltre che strano, ma non mi sarei scusata per quello. Zack mi avrebbe detto di non farlo con Babbo Natale, che tanto non avrebbe funzionato per la lista dei buoni. Forse avrebbe detto che l'avremmo rubata insieme, piuttosto.. beh, forse apensarci neanche quando lo conoscevo davvero aveva la testa così a posto. Ma a me piaceva.
    E.. non ero sicura Babbo Natale fosse abbatanza.
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    My ears hear what others cannot hear; small faraway things people cannot normally see are visible to me. These senses are the fruits of a lifetime of longing, longing to be rescued, to be completed. Just as the skirt needs the wind to billow, I'm not formed by things that are of myself alone. I wear my father's belt tied around my mother's blouse, and shoes which are from my uncle. This is me. Just as a flower does not choose its color, we are not responsible for what we have come to be. Only once you realize this do you become free, and to become adult is to become free.

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    «Parlato»
    «Pensato»
    «Parlato altrui»
    [possibili spiegazioni razionali]

    Finalmente avevo capito. C'ero arrivato.
    Ora tutte le tessere erano state messe ala loro posto, ed il puzzle era finalmente completo. Avevo compreso il motivo di ogni cosa.
    Come mai quella ragazza era riuscita a chiamarmi per nome. Come mai era tanto ansiosa di voler sapere se fosse sulla lista dei buoni o dei cattivi. Anche se questo, poteva anche già saperlo.
    Era una maga. Niente di più semplice.
    E sono sicuro che voleva sapere di più sulla questione della liste, perchè in quanto tale, lei non faceva altro che regalare illusioni e menzogne alla gente. E forse aveva solo paura che Babbo Natale vedesse di cattivo occhio questo suo operare. Quindi voleva una risposta sicura.
    Ma non aveva ancora fatto i conti con la mia proverbiale intuizione.
    Nulla sfugge al mio occhio vigile ed alla mia capacità di trarre conclusioni.
    La sua reazione alle mie parole, sembrò darmi la conferma che avevo fatto centro. Si voltò di spalle. Probabilmente per non guardarmi negli occhi. Perchè oramai era palese, che l'avevo smascherata. Sempre se di smascheramento si può parlare. Ed anche non capivo il motivo per cui tenesse segreto questo suo essere. Manco fosse una ladra o chissà che razza di delinquente. Tutt'altro.
    Diavolo, sei una maga. Urlalo ai quattro venti. Fa parlare di te tutti i sette mari.
    Non voltarti quando qualcuno lo capisce. Anzi, sii felice. Soprattutto quando lo capisce sono io, che sono ancor più felice di te di aver incontrato un mago! Dannazione, ero sicuro che esistessero. Ero sicuro che la magia fosse reale. Forse questo era il mio regalo di Natale. Lei. Infondo, il regalo che Babbo Natale fa per sè stesso, deve essere per forza il migliore no? E cosa può esserci di meglio che incontrare un mago? Niente.
    Anzi.
    Forse solo una cosa.
    Diventarlo a mia volta.
    Così, forse, finalmente sarei riuscito a trovare una dannatissima scimmia di mare, e la mia vita avrebbe finalmente avuto un senso!
    Così glielo chiesi. Le chiesi se potevo diventarlo anche io.
    Aspettai la sua risposta trepidante. Quegli istanti di silenzio, mi sembrarono durare ere.
    Lei forse non se ne rese conto, ma mi aveva completamente in pugno, ero su un dirupo, e lei poteva salvarmi o condannarmi.
    «non posso semplicemente insegnarti la magia. Sì nasce così.
    ... Speciali. Con.. la.. magia.
    »
    Se questo fosse stato un film, la scena dopo le sue parole sarebbe stata quella di un vaso che cade e va in frantumi. In silenzio, senza musica, solo col fragore della rottura nel finale. Su fondo nero.
    Il vaso ero io. Mi sentii proprio così quando le sue parole videro la luce. Ogni lettera che proferì, ogni singolo espiro che feci colpì me, dandomi di più la spinta verso il vuoto sotto di me.
    Probabilmente anche una lacrima solcò il mio volto. Che cercai di asciugare più velocemente possibile, in modo da non farmi vedere così da lei.
    «Ed io?... Io... Non sono speciale?»
    Furono le uniche parole che riuscii a mettere insieme.
    Quelle sue parole mi riportarono alla realtà.
    Dannazione, io non sono Babbo Natale. Sono solo un povero sfigato vestito in questo modo perchè deve sempre fare il demente. Che non combinerà mai niente nella vita. Che è meno duro di quanto voglia far credere. Che è spesso sopraffatto dalle emozioni ma che reprime tutto. Ma che alla fine gli basta una semplice frase per farlo piangere. Oppure un semplice sorriso per fargli toccare gli apici delle sue giornate. Che è ancora a residui della sera prima. Che voleva solo diventare un mago, per salutare tutto questo. Ed invece niente. Non è speciale. Non è "nato così".
    Si, poi, girò di scatto verso di me.
    Sorrise molto.
    Io cercai di tornare presentabile, facendo finta che non fosse successo niente. Sperando che lei non se ne sarebbe accorta.
    «E perché poi vuoi imparare la magia? Non ti va bene essere Babbo Natale e basta?» Chiese sfoggiando il più grande sorriso che potesse.
    Diavolo, è tanto assurdo voler essere un mago?
    È così complicato il motivo per cui uno voglia imparare a fare magie?
    Il poter dare libero sfogo alla propria inventiva ed immaginazione. Il poter creare tutto ciò che si pensa senza i limiti della fisica o di quant'altro.

    ~Tutto ciò che puoi immaginare è reale~Pablo Picasso

    Quindi grazie alla magia, non faremmo altro che vedere la realtà nella sua completezza. Cancelleremmo per sempre la parola "impossibile" dal nostro dizionario.
    «Perchè i maghi sono fighi» Dissi semplicemente. "Figo" in quella parola per me è racchiuso il mondo. Risposi come ogni volta che volevo dire qualcosa un pò difficile e soprattutto lungo fa spiegare. Probabilmente quella è la risposta che si sarebbe immaginato chiunque mi conosca bene. Anche se a dirla tutta, quella risposta venne fuori anche un pò da sola. Come se fosse la cosa più normale del mondo rispondere in quel modo a quella tipologia di domanda. Una sorta di consuetudine.
    Ricambiai il sorriso, nella maniera più sentita che potevo.
    «E poi... Io non sono Babbo Natale» dissi togliendomi il cappellino dalla testa.
    Oramai era questa la verità, perchè continuare?
    Lei lo sapeva, essendo una maga. E oramai lo avevo capito anche io.
    Andò di nuovo a sedersi. Mi passò di fianco. La seguii con lo sguardo, pregando dentro di me che non se ne sarebbe andata. Quando la vidi sedersi nuovamente, fui davvero felice.
    Non so ben perchè. Ma stare con lei era qualcosa di rassicurante e, quasi, familiare.
    Ed anche perchè forse mi avrebbe insegnato qualche trucchetto, avrebbe provato a fare qualcosa per cambiare le regole. Dannazione, è pur sempre una maga.
    Iniziò a ridere, dicendo che non dovevo prenderla per pazza, ma che le avevo solo fatto venire alla mente alcune cose.
    Perchè sarebbe dovuta essere pazza? Solo perchè rideva un pò? Allora io sarei suonato, se questo è un buon motivo per dichiarare la gente fuori di melone.
    Guardare la gente ridere mi è sempre piaciuto. Le vedi spensierate, allegre, felici. Si possono avere miliardi di problemi, ma in quelle occasioni, anche per pochi secondi, le si dimentica.
    Alcune risate sono così belle da essere contagiose.
    La sua lo fu un pò. Feci una leggera risatina anch'io.
    «Tranquilla, tanto qui non ce n'è uno normale» Dissi ridendo un pò «Spero che siano piacevoli le cose che ti sono venute in mente. Comunque, prima ti ho detto di non essere Babbo Natale. In realtà non lo sono più. Ma prima di dimettermi, come ultima cosa, ho aggiunto il tuo nome su una lista speciale. Ma forse lo sai già... Quindi, cosa vuoi per Natale?»

    [Finalmente si rende conto di non essere Babbo Natale. Ma solo perchè si fissa sul fatto di voler diventare un mago, visto che vede questa possibilità così vicina, soprattutto anche quella di poter trovare una scimmia di mare, con le quali è praticamente fissato. Le parole della ragazza, però lo portano quasi a forza nella triste realtà. Il continuare a parlare della magia, lo fa riprendere un pò.
    Nell'immensa foschia della sua mente, inizia ad accorgersi che la ragazza non è completamente nuova...]

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    Sì, beh, frigna pure. Io che dovrei fare? Pensavo di piacerti e invece neanche ti ricordi di me. E, wow, ero la cosa meno magica di tutta la tua vita e adesso mi scambi per una strega. Se non riuscivo a credere neanche a quello che dicevano quegli stupidi libri che ti leggevi, Zack, e non avevo tempo neanche per guardarli. Beh, non mi ci sprecavo, comunque. Odio i libri e odio credere e la magia è sempre una bugia: ecco il segreto. Ma avrei voluto far parlare gli animali e volare le persone - almeno i bambini,.. dai- quando notai che una lacrima aveva attraversato il volto di quel Babbo Natale. Ma, no, neanche ci credeva più ormai.
    Io sorrisi e poi risi ma in realtà non sapevo che altro fare. Sapevo che Zack era impazzito ma adesso come facevo ad andarmene di nuovo? Almeno avrei dovuto.. spegnere il sole o trasformare il giorno nella notte.. le stelle mi avrebbero aiutato a svignarmela, forse. Beh, pensai ad un sacco di libri di mio padre e a quando da bambina me li leggeva, e io gli scrivevo poesie stupide e lui mi diceva che avevo un grande talento. Ora dovevo trovare di nuovo le parole. Ma le avevo perse così tanto tempo fa.. il vecchio Zack lo sapeva bene.
    "D'accordo, hai ragione.. i maghi sono abbastanza.. okay, e.. non fa niente se non sei Babbo Natale. A dir la verità, lo sapevo già. Sai.. " ti conosco da un po' più di due minuti "poteri da maghe." Accennai un sorriso di nuovo sperando che fosse almeno un po' contaggioso e meno solitario come la mia risata che, sebbene fosse stata un po' accompagnata anche da Zack, in realtà, era stata come una eco nel passato, e forse era stato solo il vecchio lui a ridere con me. Mi ero sentita un po' di troppo a ridere in quel modo, ma adesso era meglio che ci fossi per chi aveva appena scoperto di non essere nè speciale né un mago né Babbo Natale. Doveva essere un trauma bello grosso, anche se a dir la verità non sapevo immaginarlo.
    "Sì, erano cose piacevoli." gli dissi "e mi hanno fatto ricordare che non è affatto vero che se non hai la magia non sei speciale.. anzi, potresti essere davvero nato con un.. dono in più. Sì, sicuramente. Puoi credere ad una maga, no?" Quello era il bello di avere la magia, credevo che Zack mi avrebbe ascoltato come si fa con i mentori o gli eroi o chissà chi.
    Poi sentendo le sue parole sorrisi un po' e tornai a credere che fossero solo bugie quelle che diceva, com'era ovvio.. quale Babbo Natale al mondo si sarebbe dimesso? Non ci si dimette da un lavoro del genere, e soprattutto dalla Fabbrica dei Sogni e gli elfi e le renne magiche volanti.. Ma rimasi ad ascoltare, e quando mi chiese cosa volessi per Natale riconobbi un po' del vecchio Zack nei suoi occhi. Infondo, lui era sempre stato quella persona.. forse era pronto a credere a tutto, forse un po' troppo tutto, ma alcuni lo avrebbero creduto una grandissima capacità. Mio padre, per esempio. Lui avrebbe detto che una persona così era piena di creatività, talento e fantasia. Proprio come la sua bambina Gilly - ma da bambina. Solo da bambina.
    "Vorrei.. beh, quello che vogliono tutti i maghi, diciamo." Feci come per girarci sù, e poi mi feci come desiderare. Mi veniva da ridere, ma ce la stavo mettendo tutta.. "Un apprendista."
    Mi alzai in piedi e girai intorno a Zack mentre dicevo: "qualcuno di.. speciale, e.. vediamo.. che abbia voglia di imparare la magia.. qualcuno che abbia un dono, anche uno a caso,.. e qualcuno che abbia la lacrima facile." Sorrisi un po' avvicinando il mio viso a quello di Zack di un po' perché potesse rendersi conto che ce l'avevo con lui.
    Non mi chiedete cosa avrei fatto adesso.
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    Mi sentivo come se mi fosse passato sopra un treno, a causa della notizia che poco prima m'era stata data dalla ragazza.
    La consapevolezza di non poter mai diventare un mago, fece partire dentro di me una moltitudine di sensazioni. Nessuna delle quali piacevoli. Mi sentivo come per esplodere. Volermi frantumare in terra. Ed un vortice informe di mille altre sensazioni impossibili da descrivere. Di tutto questo, un segno importantissimo è che iniziai anche a piangere.
    Ma non potevo farmi vedere così da lei.
    Non so ben dire il motivo. Ma il solo pensare che potessi farla diventare triste, mi provocava ancora più nausea di quanta già non ne avessi di mio.
    Non so ben dire il perchè.
    E pure è una semplice ragazza che ho appena incontrato. Un viso come un altro. Che probabilmente dimenticherò non appena ci saremo salutati. E che con la stessa probabilità non rivedrò mai più.
    E pure...
    Aveva uno strano magnetismo. E mi trasmetteva così tanto.
    Non a caso, rispondevo quasi di getto ad ogni suo singolo sorriso. E la sua risata, fu così contagiosa.
    Che tutto questo, non era altro una conseguenza d'aver capito che fosse una maga? Mai possibile che mi sia trasformato in una sorta di bambino nel corpo di un uomo, solo a questa notizia?
    E pure, era così che mi sentivo. Come se fossi tornato indietro nel tempo per qualche strana ragione.
    Quasi d'un tratto incominciai a pensare a cosa potrebbe mai volere una maga per Natale. Ricordando, ciò che mi aveva chiesto in principio.
    Forse code di topo e ali di corvo? Quindi, sarei dovuto andare in giro a strappare pezzi agli animali? Forse era meglio non essere Babbo Natale.
    Me la immagino, con cappellone nero in testa, capelli sporchi, naso con un grosso porro sopra, unghia lunghe. Anche se la sua dolce voce non andava bene, ce ne voleva una più stridula ed un pò gracchiante.
    Ma no. Dannazione. Che stupido. Quelle sono le streghe. E lei è una maga.
    Ammenochè...
    Furono le sue stesse parole a destarmi da questi miei pensieri. Facendomi quasi trasalire.
    «poteri da maghe» Disse sorridendo.
    Ricambiai, come al solito, il sorriso.
    I dubbi erano stati sciolti, lei era una maga e non una strega. Quindi, forse l'aspetto che si trovava era perfetto.
    Continuò poi a parlare.
    Mandandomi quasi di nuovo in bambola con una sola parola.
    Disse che s'era ricordata che non serviva essere nati con la magia. Ma bastava avere un dono. Dicendo, chiaramente che io l'avevo. Concluse dicendo che potevo crederle, perchè infondo si può credere ai maghi.
    Sgranai gli occhi, e mi limitai a fare "Sì" col capo. Proprio come se fossi un bambino trepidante.
    Volevo solo vedere dove stava andando a parare. La mia eccitazione ed euforia aumentavano gradualmente. E ancora di più ogni volta che proferiva parola.
    La sua risposta, quando le chiesi cosa avrebbe voluto per Natale, fu come il rapimento della mia anima. Disse che avrebbe voluto quello che vogliono tutti i maghi. Ad ogni lettera, la mia curiosità aumentava esponenzialmente. Quando disse che era un apprendista questa cosa, quasi i miei occhi schizzarono fuori dalle orbite. Ma ancora non parlai. Avevo paura di rompere quel momento. Quegli istanti erano quasi solenni. E delicatissimi. Avevo paura che una mia parola, un mio movimento avrebbero potuto distruggere il tutto. Era come un uovo fabergè in bilico su un filo. Qualsiasi cosa avrebbe potuto mandarlo in mille pezzi. Quindi mi limitai ad ascoltare. Pendendo, letteralmente, dalle sue labbra.
    Si alzò, ed iniziò a girarmi intorno
    «qualcuno di.. speciale, e.. vediamo.. che abbia voglia di imparare la magia.. qualcuno che abbia un dono, anche uno a caso,.. e qualcuno che abbia la lacrima facile.» Disse avvicinandosi col viso.
    Fissai per alcuni istanti i suoi occhi. Giusto il tempo di assimilare ciò che aveva detto. In quegli istanti mi sentii quasi ipnotizzare dalla sua iride. Quasi mi persi nell'infinito oblio che sembrava celare la sua pupilla. Come una pozzo senza fondo. Quasi come se potessi sporgermi e scrutarle l'anima. Perchè si sa, che gli occhi sono il suo specchio. Quasi mi ci rividi in quegli occhi. Come se li avessi avuti già dentro. Come se li conoscessi già da tempo.
    Dannazione, avevo capito cosa era successo!
    «IO! IO! IO!» Dissi alzandomi di scatto, come se una molla fosse saltata, quasi colpendola «IO! IO! IO!» Non dicevo altro. Non riuscivo a dire altro. Prima che potesse muoversi, tentai di prenderla, per poi abbracciarla più forte che potevo e dopo darle un bacio sulla testa. Sempre continuando a dire quella singola sillaba. Solo quelle due lettere.
    <b>«Guarda che ho capito cosa hai fatto prima! Hai messo nella mia mente ricordi di me e te da piccoli. Ma hai fatto bene, qualsiasi mago ed apprendista che si rispettano devono conoscersi da tempo, no?»

    [Il guardare gli occhi della ragazza, fanno riaffiorare nella sua mente alcuni vecchi ricordi. Probabilmente distorti. L'essere inchiodato sull'idea che lei fosse, in realtà, una maga gli fanno credere che tutto ciò è solo una magia]

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    Stavo per gettare la spugna, devo ammetterlo. E se devo dirla tutta, lo stavo facendo piuttosto presto. Non credevo fossi da condannare, comunque.. sì, avevo riempito di false speranze un pazzo e, sì, magari era pure uno di quelli pericolosi e, sì, avevo detto troppe bugie solo per vendicarmi, all'inizio, e avevo già provato a svignarmela, sì.. ma io ero così, quella mi sembrava una situazione più gossa di me.
    Poi però mi risvegliai come da un sogno. Più da un incubo.
    "Eh?" balbettai, accennando un sorriso che poi si ingrandì sempre di più: "come hai detto?.. Ti ricordi di me? ..È proprio woow!!" mi ricomposi subito, poi, davvero. Ma non potevo nascondere che.. era davvero un sollievo che quello che stavo facendo non fosse 300% assurdo e finto.
    "Cioè,.. caspita, sei davvero dotato. In.. in genere ci vuole un po' prima che quella magia faccia effetto. "
    Non c'era nessuna magia, ma quella ci somigliava davvero. Io ero lì e lui anche ma sembrava fossimo Babbo Natale e una maga qualsiasi, e poi davvero iniziava a ricordarsi di me.. chissà quale stupido pensiero gli era venuto in mente, quasi non riuscivo a reggermi dal chiederglielo, e non so neanche cosa mi stesse prendendo. Ma, insomma... si ricordava di me! Lui si ricordava di me!
    Cercai di ricompormi da quando parlai inventandomi quella storia sul fatto che fosse dotato (no, non in quel certo senso.. okay..) ma non ci riuscii moltissimo. All'inizio pensai a cosa assurde come imparare a fare magie in chiesa, magari con l'aiuto di Gesù.. poteva fare qualche miracolo, di certo esisteva meglio di me, o.. della mia magia.
    No, okay, non stavo impazzendo. Entravo solo.. nel personaggio.
    "Allora, alzati,.. apprendista." Dissi, e poi mi alzai, con un'idea meno stupida. Pensai che se fossimo andati a casa mia, o in qualunque altro luogo dove avevamo passato molto tempo insieme, si sarebbe ricordato completamente di me e quella farsa assurda non avrebbe più avuto senso di esistere.
    Mi alzai dopo di lui e mi incamminai nella direzione di casa, mentre però pensavo ad un posto più adatto, dove magari non ci sarebbe stato mio padre.. dovevo pensare un po' per trovare il luogo adatto, anche e soprattutto perché nel frattempo dovevo intrattenere con altre cavolate Zack..
    "Diciamo che mi segui senza fare domande, capito? Lo so che volevi chiedere di nuovo... sono una maga dopotutto." Sparavo proprio cose stupide una dopo l'altra, ma se lui ci credeva.. ma come si faceva a crederci? Io non lo capivo proprio, e più andavo avanti e più.. magari, pensavo, quello con cui parlavo non era più Zack, e io ero finita, tra i ricordi, ad insegnare magia ad un pazzo. E senza neanche averla imparata prima da me.
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    My ears hear what others cannot hear; small faraway things people cannot normally see are visible to me. These senses are the fruits of a lifetime of longing, longing to be rescued, to be completed. Just as the skirt needs the wind to billow, I'm not formed by things that are of myself alone. I wear my father's belt tied around my mother's blouse, and shoes which are from my uncle. This is me. Just as a flower does not choose its color, we are not responsible for what we have come to be. Only once you realize this do you become free, and to become adult is to become free.

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    Narrato
    «Parlato»
    «Pensato»
    «Parlato altrui»
    [possibili spiegazioni razionali]

    Dannazione, non potevo crederci che stava succedendo per davvero. Era tutto troppo bello.
    Avevo, quasi paura che fosse solo un'allucinazione. Dovuta forse alla mancanza di sonno, che oramai stava raggiungendo orari significativi. Speravo anche che non si trattasse di uno di quei sogni.
    Perchè, questa volta, ci sarei rimasto male, se alla fine niente di tutto ciò fosse reale.
    Perchè avevo incontrato una maga.
    Non una persona normale. UNA MAGA!
    E, come se questo non bastasse, sembrava anche decisa a volermi prendere come apprendista, vedendo in me un potenziale.
    Forse è una delle prime che riesce a vedere cose del genere in me. È stato raro nella mia vita, sentirsi dire certe parole. Oppure incontrare chi ti facesse capire cose del genere con azioni. E pure... Lei lo aveva fatto. Era riuscita ad intravedere in me quel qualcosa in più che ho sempre saputo avere, ma che, stranamente, nessuno riusciva a scorgere.
    Fino ad ora.
    Forse non è un caso se tra tanta gente sulla faccia della terra, lei abbia scelto proprio me.
    Queste parole, dette da una persona del genere, avevano un peso specifico nettamente superiore al normale. E come ricevere complimenti su come suoni la chitarra da chiunque, e poi riceverli da Jimi Hendrix. I complimenti del secondo non sono minimamente equiparabili a nessun altro.
    E per rendere il nostro rapporto solido in un batter d'occhio, nel momento che mi guardò diritto in faccia fece una magia. Cioè, fece una magia! E proprio su di me! Impiantò nei miei ricordi, momenti del nostro passato insieme. Perchè, sentii chiaramente una strana sensazione quando eravamo tanto vicini. E poi, era come se avessi visto, quegli occhi specifici chissà quante volte.
    Ma non aveva fatto i conti col mio proverbiale intuito. Infatti smascherai il tutto, in pochissimi istanti.
    E quando glielo dissi, quasi sussultò. La sua reazione fu di parecchio stupore. Quasi non trovando le parole, e limitandosi in un sonoro "WOW".
    Infondo poteva anche essere una maga, ma certe cose sono da tutti. Quando non trovi le parole certe espressioni comunicano più di quanto si possa pensare.
    «Cioè,.. caspita, sei davvero dotato» Feci un leggero sorriso, distogliendo lo sguardo da lei «In.. in genere ci vuole un po' prima che quella magia faccia effetto»
    Risposi con un semplice sorriso a 32 denti. Anzi, probabilmente anche a 64.
    Ogni volta che apriva bocca la mia felicità e contentezza aumentava in maniera esponenziale.
    Iniziavo a pensare che finalmente avevo trovato la mia strada. Finalmente ero arrivato alla grande svolta della mia vita. E sembravano andare anche abbastanza bene gli step preliminari. Come se mi avvicinassi alla prova finale avendo raggiunto il massimo dei punteggi in quelle di qualificazione. E questo non era dettato solamente dalla mia presunzione. Anche perchè fino a pochi istanti prima, neanche sapevo che la magia esisteva per davvero. Cioè, lo speravo, certo. Ma non credevo fosse possibile. Ed invece ora...
    Chissà se il mio nome sarebbe diventato famoso. Tipo come il grande Merlino. Il Grande Mago Zack. Cazzo se suona bene.
    Che vengano narrate leggende! Che i menestrelli e i bardi intonino melodie e canzoni sulle mie gesta!
    Anche se però non mi vedo col cappellone a punta. E con la bacchetta. Spero che mi insegni a usare la magia senza l'utilizzo della bacchetta. Solo con le mani. Con la voce. Con lo sguardo, se possibile.
    Probabilmente sarò un mago buono.
    Probabilmente...
    Se nessuno mi farà girare le scatole...
    «Allora, alzati,.. apprendista» Quasi trasalii dei miei pensieri.
    Senza batter ciglio, senza rispondere, mi alzai. Limitai a sorridere ancora una volta e ad annuire con la testa.
    Probabilmente era la frenesia a non farmi parlare. C'erano così tante cose che volevo dire e domandare. Sarei stato volentieri lì seduto tutta la giornata ad ascoltare la sua storia, probabilmente simile alla più classica delle favole per bambini. E pure, tanto reale.
    Avrei voluto sapere come è diventata maga, se lo è nata o anche lei a sua volta è stata apprendista di qualcuno. Se sì, chi fosse; perchè avesse scelto lei. Di conseguenza, il motivo per cui lei aveva scelto me. Quali criteri devono essere rispettati per poter diventare un apprendista.
    Dentro me c'era tutto un mondo in tempesta, un uragano di sensazioni, punti interrogativi e curiosità.
    E pure.
    Non dissi niente.
    Come se tutte queste cose che avevo dentro, volevano uscire tutte insieme nella maniera più violenta e brusca che potevano, e creavano solo un ingorgo nella mia gola. Non lasciando passare niente.
    Mi limitai a seguire ciò che aveva detto.
    Lei si alzò dopo di me, e c'incamminammo.
    «Diciamo che mi segui senza fare domande, capito? Lo so che volevi chiedere di nuovo... sono una maga dopotutto»
    A quella sua frase, rischiai seriamente di soffocare. Per lo stupore il fiato mi si mozzò in gola.
    Dannazione, era riuscita ad entrare nella mia mente, e capire cosa stavo pensando! Cioè, una delle cose. Ma... Cazzo! CAZZOOOOO!
    «C. A. Z. Z. O.»
    «S...Ehm.. S... Si.. ok» Cercai di formulare una frase di senso compiuto, ma riuscii a farfugliare solo alcune sillabe e lettere sconnesse.
    Abbozzai una risata, per eliminare la tensione, e disciogliermi un pò.
    Camminavo dietro di lei lentamente. Anche se in cuor mio volevo correre, dimenarmi, abbracciarla, prenderla in braccio, saltare. Forse tutto insieme. Soprattutto speravo che quella nostra camminata sarebbe durata il più poco possibile. Ogni passo che facevo, sapevo che mi avvicinava sempre di più a qualcosa di grandioso. A qualcosa che neanche si può immaginare.
    Finalmente anche io avrei potuto dire

    ~Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi~Blade Runner



    [Questa storia di maghi e magie gli sta praticamente dando alla testa.
    È arrivato addirittura ad obbedire ed a seguire la ragazza, manco fosse una cagnolino. Ma almeno è felicissimo.]

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    Mi stavo davvero odiando. Quale stronza stronza stronza giocava così con le fantasie di un pazzo? Già.. ero anche quattro o cinque volte una stronza.
    Morsi forte le labbra mentre camminavo chissà per dove e sentivo quanto Zack, anche fosse stato non lo stesso che una volta conoscevo, fosse sincero in quello che provava tanto che sembrava persino impacciato in quello che diceva.
    Presi un grosso sorriso e decisi la meta: un vecchio ponte sul quale passava una ferrovia forse ormai non più in funzione. Era isolato e quasi puzzava ma era il posto in cui avevo conosciuto Zack, e ci eravamo tornati spesso perché si verificava un evento che per chi non ne conosceva la causa poteva sembrare strano, da quelle parti.. in realtà, quasi magico.
    Era sopra una sorta di collina e il sole rifletteva sui pannelli di un grosso centro industriale là davanti che quando passava il treno creava una sorta di strane scintille riflettendo anche sulle parti metalliche in grande velocità. Sembrava che si sprigionasse chissà cosa, e forse così non avrete capito un cazzo di quello che davvero era, ma era sinceramente suggestivo e tornarci con Zack per me sarebbe stata davvero una magia, come tornare indietro nel tempo...
    "Ti sto portando dove nasce la magia, Zack, che ho deciso fosse anche il posto dove ci siamo conosciuti.. mi sembrava un'idea bella." Sorrisi in modo simpatico, pregando qualunque persona - infondo ero appena stata in chiesa, qualche santo avrebbe potuto ricambiare il favore.. - perché quel posto riportasse la memoria a quel pazzo, così almeno.. non avrei dovuto più sentirmi così male mentendo. Era un buon piano, no?
    Dato che speravo fosse un buon piano - lo speravo davvero - e che almeno poteva anche far dannare mio padre che non mi avrebbe vista più da quelle parti, accelerai il passo.
    Non eravamo lontani, ma mi misi anche a correre ad un certo punto spronando a fare lo stesso anche... il mio apprendista perché avevo notato che mio padre mi aveva intercettato per dirmi di tornare a casa, ma se sparivo così velocemente dalla sua visuale avrebbe desistito. Non era tipo da inseguirmi per sempre. Purtroppo. Per fortuna..
    "Zack, ti dispiace correre più veloce? Temo che.. abbiamo già un nemico." Risi un po', facendo strada e accelerando ancora e ancora, anche nel vestitino corto non mi importava di correre, infondo di guardare le mie gambe o il mio culo magro a Zack che aveva appena scoperto di essere un mago non sarebbe fregato proprio niente, e di tutti gli altri che me ne facevo... adesso che ero in un mare di guai con lui?
    Ad un certo punto fermai di scatto la corsa, dopo aver girato un angolo: perché eravamo arrivati. Proprio proprio davanti a noi c'era quello che avevo pensato di vedere da quando avevo rivisto Zack ed era... bello, come un fiore nel deserto, dato che si trattava di una cosa bella proprio vicino a una discarica.
    Iniziavo a temere, comunque, che Zack avrebbe iniziato ad odiarmi e mi avrebbe dato della stronza stronza stronza stronza anche lui. Avrebbe detto che mi odiava, ma anche io lo odiavo per non essersi ricordato. Ma non era una scusante.. magari lo era il fatto che gli avevo lasciato guardare il mio fondoschiena per un po?
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    «Parlato»
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    [possibili spiegazioni razionali]

    Sinistro, destro. Sinistro, destro. Sinistro, destro.
    Ogni passo che facevo mi avvicinava sempre di più alla mia meta. La mia euforia, la mia frenesia e tutto ciò che avevo dentro aumentavano ad ogni centimetro superato. Sapevo che ciò che mi aspettava alla fine di questo viaggio, sarebbe stata la cosa più fantastica del mondo. E che mi avrebbe cambiato la vita in modi che neanche si riescono ad immaginare. Perciò, testa bassa ed iniziai a marciare come il più classico dei soldati semplici dietro il grande generale.
    Destro, sinistro. Destro, sinistro. Destro, sinistro.
    Forse questa mia eccitazione era anche dovuta al fatto che, praticamente, io non sapevo cosa mi aspettava una volta conclusa questa passeggiata. E non sapevo neanche farmi un'idea di cosa poter trovare. Il suo essere tanto misteriosa, e il fatto che non volesse domande, mi fece pensare che potesse essere una bella sorpresa. E che fece in questo modo, solamente per tutelarsi e per evitare di poter farsi sfuggire qualche informazione dalla quale io avrei potuto capire dove eravamo diretti. Oramai ha capito quanto sia forte la mia astuzia e la mia intuizione. Del resto, avevo appena smascherato il suo essere maga.
    Sinistro, destro. Sinistro, destro. Sinistro, destro.
    C'è chi dice che aspettare una sorpresa, sia anche più emozionante che riceverla.

    ~L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.~Gotthold Ephraim Lessing


    Perchè è anche vero che le sorprese possono deluderti. Durante l'attesa no. Riesci a crearti un mondo tutto tuo. Oppure come in questo caso, quando non sai cosa minimamente attenderti, ti crogioli nel dubbio. Tiri su un universo di "se fosse"
    «Ti sto portando dove nasce la magia, Zack, che ho deciso fosse anche il posto dove ci siamo conosciuti.. mi sembrava un'idea bella.» La voce della ragazza mi riportò nel mondo reale.
    Destro, sinistro. Destro, sinistro. Destro, sinistro.
    Eccola. Me lo aveva detto. Probabilmente anche lei non era più nella pelle di portarmi lì. Ed aveva svelato l'arcano segreto. Il posto dove nasce la magia. Credo solamente il nome, serva a spiegare la sua bellezza e magnificenza. Neanche stando a spremermi le meningi per anni, sarei mai potuto arrivare a pensare che mi stava portando in un posto simile. Neanche sapevo che esistesse, infondo. E poi, me... dico ME! Uno che fino a pochi istanti prima aveva solo la speranza della magia. Soltanto un piccolo apprendista. Che non sono neanche sicuro d'esserlo a tutti gli effetti. Non so se serva qualche rito, qualche abracadabra. Forse... Forse essere portati in quel luogo è una sorta di rito d'iniziazione? Giusto! Per far scorrere, e quindi nascere la magia dentro di te, devi visitare il posto dove nasce la magia. Che nome solenne.
    E poi, che carina era stata a scegliere proprio quello come posto nel quale c'eravamo conosciuti. Così, ogni volta che avrei pensato a lei, mi sarebbe venuto in mente quel posto. E non un posto normale. Ma il più bel posto dell'intera galassia!
    «Bellissima... Una bellissima idea» Dissi quasi estasiato.
    Sinistro, destro. Sinistro, destro. Sinistro, destro.
    D'un tratto, il passo di lei iniziò ad accelerare.
    Probabilmente anche lei era smaniosa di arrivare dove dovevamo. Forse era desiderosa di vedere la faccia che avrei fatto. Forse voleva solo arrivare lì, perchè avrei dovuto sostenere qualche sfida, e voleva vedere se ero in grado d'essere il suo apprendista senza perdere troppo tempo.
    Destro, sinistro, destro, sinistro, destro, sinistro.
    Iniziò a correre, improvvisamente.
    «Zack, ti dispiace correre più veloce? Temo che.. abbiamo già un nemico.» Rivelò
    Mi guardai alle spalle, ma non vidi nessuno, a parte un paio di persone vestite in modo distinte; probabilmente uscenti dalla chiesa oppure in ghingheri per andare a pranzo dai parenti.
    Che il nostro nemico fosse invisibile ai miei occhi di comune mortale? Che si trattasse solo di un test che mi stava facendo? Voleva vedere se riuscivo a starle dietro durante una corsa? Certo, che queste cose sono importanti, ma diavolo, le fughe non fanno per me. Nonostante tutto, seguii il suo consiglio ed iniziai a correre.
    Ridussi la distanza che c'era tra noi in poche falcate, infondo lei non mi sembrava in tenuta adatta per correre ed io sono un tipo abbastanza sportivo.
    «Perchè non ci fermiamo e combattiamo? Noi siamo in due...»
    Che avesse paura che non fossi ancora pronto?
    Sinistro, destro, sinistro, destro, sinistro, destro.
    D'un tratto svoltò un angolo. Io non me l'aspettavo, e nel frenare la mia corsa quasi inciampai.
    La vidi ferma, a guardare chissà cosa. Mi avvicinai a lei, calmo, aggiustandomi il vestito da Babbo Natale che avevo indosso. Nella corsa, avevo perso il cappello. Ma non m'importava. Non avrei rischiato di farci prendere dal nemico per recuperare uno stupido cappello.
    Dinanzi a noi, c'era un ponte con un binario, sul quale probabilmente oramai non passava più un treno da anni. Un grosso edificio non distante. Tutto questo in mezzo a rottami e scarti vari.
    Iniziai a guardarmi intorno, cercando qualcosa di magico, o qualche portale, o qualcosa che potesse fungere da apriportale
    «E così... È qui?... È qui che nasce la maaaa...» Mi bloccai quando vidi, una strana luce fare mille movimenti e creare strani cerchi dal tetto di quello stabilimento. Glielo indicai alla mia compagna, con un grosso sorriso, ed iniziai correre in quella direzione. Arrivai più vicino alla luce che potevo. Con i piedi sul bordo del ponte, mentre guardavo quel grosso edificio.
    «Tu non ti chiami Morgana, giusto?» Le domandai mentre mi sedevo sul bordo, con le gambe verso il vuoto «Però... Potresti trasformare qui sotto tutto in mare?»

    [probabilmente sta capendo. Inizia con la grande euforia di conoscere il luogo dove nasce la magia. E si fa prendere sempre di più da questo, infondo da grande bambinone quale è, non può che non stare nella pelle per una cosa del genere. Ma poi, quando arriva lì, quasi capisce. Percepisce d'esserci già stato. Però quasi non riesce ad inquadrare se siano suoi ricordi oppure magia della compagna.
    Ed alla fine, si lascia in una frase simile a quella che diceva ogni volta che i due andavano in quel posto, tempo addietro; ovvero "Ci pensi, se qui sotto fosse tutto mare?]

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